CAPITOLO 6

Sono le tre di notte quando il cellulare di Hailey vibra insistentemente. Spegne la sveglia come un riflesso condizionato e rimane ferma nel letto ascoltando i rumori della casa. Suo padre, nella camera a fianco, continua a emettere un verso sordo e costante. Per il resto, c'è solo silenzio. Bene, non si è svegliato. Ci contava in effetti: si sono alzati presto quella mattina per andare a pescare e la giornata lo ha stroncato al punto giusto. Si mette seduta sul letto cercando di non far cigolare le molle del materasso e sospira nel buio. Lei invece non ha dormito molto, è troppo agitata e i pensieri le rimbalzano in testa schizofrenici.
E così è giunto il momento. Non si può più tornare indietro. Un lieve pallore entra dalla finestra che si affaccia sul lago. È una notte senza stelle, il cielo di un uniforme blu scuro interrotto solo dal disco latteo della luna piena, proprio come è scritto nel diario. 
Inspira lentamente l'aria salmastra che penetra dagli infissi in legno e ascolta i polmoni dilatarsi. Se tutto andrà bene, non sarà più da sola, per il resto della sua vita. E se invece andrà male, beh, non vuole nemmeno pensarci.
Quando Chase le ha consegnato quel mucchio di fogli strappati via da chissà dove, non voleva credere a quello che c'era scritto sopra. Del resto, chi lo avrebbe fatto? Di sicuro, nessuna persona sana di mente. Eppure la calligrafia era proprio quella di sua madre e si rivolgeva direttamente a lei. In quelle pagine l'apostrofava con le parole "cara figlia mia, mia piccola volpe bruna." Non potevano esserci dubbi, solo sua mamma conosceva e utilizzava quel soprannome. Era un pomeriggio di Giugno, abitavano ancora in Canada. Stavano facendo un picnic lungo la strada turistica che attraversa la riserva naturale. Lo ricorda come se fosse ieri. La tovaglia a sacchi bianca e rossa, l'erba alta e bagnata ai bordi dello spiazzo; il sole si infrange sulla bottiglia d'acqua scomponendosi in mille schegge arcobaleno. Hanno appena finito di mangiare. Hailey si allonta solo per qualche minuto, vuole esplorare il tratto di bosco lì vicino e raccogliere le foglie per la sua collezione: una volta a casa, le avrebbe incollate sul quaderno dalla copertina gialla, insieme alla sua mamma. Avrà avuto si e no 7 anni. In principio non si preoccupa: ode la musica della radio portatile e le voci dei genitori in lontananza, appena oltre il limitare degli alberi. Cammina sguardo a terra, senza badare troppo alla direzione, seguendo ciò che attira la sua attenzione. Poi, quando tutto diventa silenzio, non se ne accorge nemmeno. La volta verde sopra di lei diventa più fitta, i rami si intrecciano in volute tutte uguali e nel momento in cui alza la testa per guardarsi intorno, si rende conto che ogni punto di riferimento è scomparso. 
Hailey non è mai stata una bambina paurosa. E di certo non era una bambina che si perdeva d'animo. In quella situazione però, malgrado la sua giovane età, capisce di aver fatto qualcosa che avrebbe potuto non avere rimedio. Incomincia a gridare, chiama i genitori. Si gira a destra e a sinistra cercando il punto da cui è venuta. Non ottiene alcuna risposta, il bosco tristemente silenzioso e immobile in ogni direzione.

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